mercoledì 21 agosto 2013

LEGGENDE DELLA VAL DI TARO: I fiumi fratelli

I fiumi gemelli

Taro e Ceno hanno origine da due sorgenti d’acqua che nascono dallo stesso ventre: il monte Penna.
Sono quindi fratelli. Ma per raggiungere il piano, e quindi il mare, verso cui li spinge la natura, dovevano passare a Fornovo. Non v’era modo che accadesse qualcosa di diverso. Lì si sarebbero incontrati e uno dei due avrebbe confluito le proprie acque in quelle dell’altro. Chi dei due avrebbe dovuto perdere il nome? Insomma, da Fornovo in avanti, e fino al Po, quale sarebbe stato il nome del fiume? Taro o Ceno? Chi l’affluente e chi il titolare?

Da bravi fratelli fecero un accordo: -Domani notte, appena spunterà la luna, partiremo. Ognuno per la valle alla quale darà nome. Chi per primo arriverà a Fornovo, potrà proseguire la corsa fino al Po con il proprio nome. Chi arriverà secondo, morirà nelle acque del primo, terminando lì la sua corsa.

La notte seguente, era di maggio, un cielo tutto stellato attendeva che dai monti spuntasse la luna. Le sorgenti dei due fratelli non si vedevano l’una con l’altra. Così mentre il Taro, da tempo sveglio, fissava guardingo l’orizzonte pronto a schizzare verso il piano, il Ceno ancora dormiva tranquillo.

Ed ecco la luna occhieggiare dai monti col suo biancore immacolato. Il Taro, radunate le forze, schizzava via e in un lampo era a Santa Maria.

Il Ceno si svegliava poco dopo. – Diavolo – pensò – la luna è già fuori tutta. Chissà se mio fratello è già partito". E senz’altro indugio si lanciava verso Anzola. Aveva fretta, molta fretta, e il percorso da lui scelto era molto ripido, tra forre e rapide, cascate e gole: voleva recuperare ad ogni costo. Da Bardi in avanti si scavò una valle profonda per evitare un giro attorno all’abitato di Varsi e poi via verso Varano.

Le montagne attorno, ormai, stavano degradando, capiva di essere vicino a Fornovo, dove la sua valle sarebbe terminata. Si lanciò con un ultimo balzo verso la pianura che spaziosa gli si apriva davanti. Ma fatto un centinaio di metri, s’accorse che suo fratello, il Taro, era già passato da tempo e le sue acque calme e solenni lambivano l’abitato di Fornovo Taro.

Il Ceno capì, allora, che la sua corsa era terminata. Da lì in avanti le sue acque avrebbero ingrossato quelle del fratello Taro che avrebbe conservato, così, il suo nome fino al Po.

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